CONFRATERNITA DI S. MARIA DELLA PURITA'

Nel XVI secolo sotto la diocesi del Vescovo Giovanni Montoya y Cardona (1659-1666) fu istituita la Congregazione o Confraternita dei facchini sotto il titolo di S. Maria della Purità, tra il 1662 e il 1665.

Sempre in quegli anni venne realizzato l'oratorio a navata unica, con cantoria in muratura sul contro prospetto, nei cui sottarchi furono affrescati i quattro Evangelisti.
L'aula fu successivamente ampliata e costruito il nuovo altare marmoreo alla romana, con la cantoria e l'organo al lato.

Gli statuti della Confraternita furono approvati da Ferdinando IV di Borbone il 31 dicembre del 1768, dopo essere stati esaminati dal Cappellano Maggiore del Regno e si intitolavano: Regole per i confratelli Bastagi congregati sotto il titolo di S. Maria della Purità nella città di Gallipoli.

La regola della Confraternita imponeva che la parte fondante della confraternita fosse il ceto dei facchini, cioè degli scaricatori di porto detti "vastagi" o "bastagi" e di coloro che lavoravano nella produzione dell' olio lampante, ma con rare eccezioni.

Per grazia particolare venivano ammessi altri artigiani o civili.
I confratelli godevano di alcuni benefici: il diritto per tutti i confratelli, le mogli e le figlie nubili, di esser considerati iscritti alla confraternita, avendo altresì diritto alla sepoltura ed il suffragio di quaranta messe nell'arco di un anno.

Per giunta i confratelli di età superiore ai settanta anni erano dispensati dal lavoro e percepivano lo stesso salario di un lavoratore e alle vedove e agli infermi era corrisposto un sussidio giornaliero eguale al guadagno dei lavoratori.

In quel periodo le confraternite erano delle vere e proprie società di mutuo soccorso, che supplivano alle carenza della vita sociale dell' epoca, garantendo standard di vita migliori.

L'abito confraternale è composto da saio e cappuccio bianco e mozzetta giallo paglierino profilata di rosso e da cordone rosso.


- Testo tratto dal web .
- Foto (1) e (2) a cura di TamiXvideo di Esposito Michele,
(3) tratta dal blog Ambrosia e Nettare.